Il punto dove scavare by Michael Scott

Il punto dove scavare by Michael Scott

autore:Michael Scott [Scott, Michael]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2023-10-12T22:00:00+00:00


6. Biscotti di metallo con le orecchie1

«Un biscotto di metallo con le orecchie». Sono le parole usate nel 1982 da Mehmed Çakır per descrivere al capitano l’oggetto che aveva visto. Non sapeva che quella scoperta avrebbe portato al ritrovamento della più antica imbarcazione marittima mai rinvenuta fino a quel momento. Per recuperarla, gli archeologi si sarebbero spinti fino ai limiti della resistenza umana. I loro sforzi non solo avrebbero cambiato per sempre la nostra visione del mondo mediterraneo all’epoca in cui Tutankhamon regnava sull’Egitto, ma avrebbero anche confermato la nascita – e il potenziale – di un intero nuovo campo di indagine archeologica: le ricerche subacquee.

Mehmed era un giovane e gagliardo pescatore di spugne che veniva da Yalıçiftlik, una cittadina nei dintorni di Bodrum, sulla costa occidentale della Turchia affacciata sull’Egeo. Ancora oggi Yalıçiftlik è un famoso punto di partenza per le crociere di lusso in gulet, una tipica barca a vela turca. Mehmed mi racconta che da ragazzo si era sempre sentito legato al mare. A diciotto anni cominciò a immergersi a profondità comprese tra i sei e i quindici metri per raccogliere le spugne sul fondale. La spugna naturale è un materiale ricercato fin dall’antichità: morbido e abrasivo al tempo stesso, nonché incredibilmente resistente, è lo strumento perfetto per lavarsi. La domanda esplose all’inizio del Novecento, quando sembrava che nessuna famiglia della fiorente classe media potesse fare a meno di una fornitura di spugne, e questo provocò un disastroso eccesso di pesca. Dopo la seconda guerra mondiale le poche imbarcazioni rimaste che si dedicavano a questa attività, ancorate nei porti intorno a Bodrum, erano costrette a spingersi sempre più lontano per trovare le spugne. Nell’estate del 1982, quindi, il capitano di Mehmed portò l’equipaggio lungo la costa meridionale della Turchia, di fronte a Cipro, nella speranza di fare una buona pesca.

All’epoca Mehmed aveva poco più di vent’anni. Era stato assunto come pescatore professionista solo l’anno prima, mi spiega, dopo che un capitano del posto era rimasto colpito dalla sua abilità nelle immersioni. A quei tempi esistevano diversi metodi per raccogliere le spugne. Il primo era la semplice pesca a strascico: l’imbarcazione calava in acqua una rete con una catena di metallo fissata lungo il bordo inferiore, per strappare le spugne dal fondale fangoso. Con questo metodo, capitava spesso di raccogliere anfore antiche e, più di rado, statue. Nel 1953, al largo di Bodrum, una di quelle imbarcazioni pescò una statua di bronzo della dea greca Demetra, poi abbandonata sulla spiaggia dal capitano. Grazie al cielo la statua venne salvata dal Museo archeologico di Smirne, dove oggi è possibile ammirarla, ma si trattò di un caso fortunato.2 I capitani erano convinti che quegli oggetti antichi fossero privi di valore, anzi, li consideravano un rischio, perché potevano danneggiare le reti. Così, spesso l’equipaggio aveva l’ordine di ridurre in pezzi le anfore prima di gettarle in mare, per evitare che in futuro si impigliassero di nuovo nelle reti.

La pesca a strascico viene praticata in acque troppo profonde per le immersioni. Tuttavia,



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